Innocenza e Tradizione | Il Giappone in solitaria – Ep.3

Sapete… Questo è il mio terzo viaggio in Giappone, e nel mio secondo ho soggiornato a Kyoto senza però effettivamente visitarla. L’esperienza ad Arashiyama dell’altro ieri e la serata di ieri per mangiare un okonomiyaki mi ha creato un legame con Kyoto che mai avrei pensato di raggiungere. Ho davvero piacere nel visitare i vari luoghi del posto.
La giornata a Kyoto di oggi è la più ricca di tutto il viaggio. Fidatevi…varrà la pena!

Non c’è tempo da perdere

Mi sveglio poco prima che suonasse la sveglia, circa le 6:40, e nel mio solito organizzare l’itinerario giornaliero mi faccio un giro di saluti sui vari canali dei miei amici online su Twitch. In Italia è quasi mezzanotte. E tra il mal di gola e il raffreddore che mi imperversa… Penso a quanto sia stato sciocco a non mettere sufficienti pacchetti di fazzoletti nel mio bagaglio. Il motivo?
Ho SEMPRE portato una decina di pacchetti di fazzoletti nei miei viaggi, puntualmente non li ho mai utilizzati. Questa volta che ho preso un raffreddore pensate che ho messo solo un pacchetto di fazzoletti nella valigia. “Bravo Me!”

Decido di fare la cosa più drastica… Nelle camere degli hotel c’è sempre un astuccio con i fazzoletti… L’idea è quella di approfittare e prendere quei fazzoletti e ficcarli in borsa! “Bravo Me!”²

A Itinerario organizzato, con ben tre tappe, scendo a prendere il treno alla solita stazione di Kyoto. Da lì piccolissima tratta giungo alla fermata Inari per poter visitare il Santuario di Fushimi Inari-taisha! Quello famosissimo per il sentiero con i molteplici archi arancioni.
All’entrata del Santuario non sapevo ancora che mi sarebbe aspettato una scalata!

Sono affascinato dalle strutture del posto, ma mi tocca procedere con il percorso sotto gli archi. Quanta gente, seppur di mattina, cercava lo scatto perfetto da immortalare e poi pubblicarlo sul loro Instagram! Salvo realizzare che anch’io cerco lo scatto perfetto in questo posto e cerco in ogni maniera di renderlo possibile.

Inflazionata questa foto! Vi svelo la verità: poco dopo l’entrata e aver percorso un po’ il corridoio di questi archi, ci si imbatte poi in due gallerie più piccole con archi più piccoli. Una adibita all’entrata e una all’uscita. È possibile immaginare che di mattina solo quella adibita all’entrata sia occupata, mentre l’altra è libera… Salvo qualcuno scattarsi una foto per il proprio Instagram

Non una passeggiata

La vista al di sotto di questi Archi è semplicemente meravigliosa.
Seppur di poco distante dalla città di Kyoto non udivo alcun rumore esterno al santuario.

La passeggiata sotto a quei archi si stava trasformando in una scalata, intervallata da vari santuari minori che offrivano una possibilità per riposare e bere qualcosa prima di riprendere il cammino.
È stata la prima volta in questo viaggio che ho usufruito delle Vending Machine, popolari (e popolose) nel Giappone, pronti a offrirti principalmente da bere.

Comprare bevande dalle Vending Machine può risultare costoso nel lungo periodo. Una borraccia, o anche una bottiglia in PET, riempita anche più volte con l’acqua è più che sufficiente durante la giornata.

Siccome noto che tutti si fermano per fare una pausa realizzo che se io non mi fermo ho la possibilità di poter passeggiare sul sentiero in maniera (quasi) indisturbata. Ci provo.

Missione riuscita!

Qui è possibile vedere le incisioni, il che indica che è il retro di questi archi

Giunto in cima non c’è altra soluzione di continuità se non contemplare un po’ di tempo al santuario minore e intraprendere il percorso inverso per poter scendere dalla cima. “Quanti archi avrò visto? boh…forse 3-4mila? Di più?”
Eh si! Perché oltre a questi presenti sul sentiero ce n’erano anche altri depositati altrove, visibili scorgendo la vista. Ma che cosa rappresentano questi archi?

Punto non più alto, ma l’unico a offrire una vista del genere

Archi e Volpi

Li ho chiamati archi fino ad adesso, ma hanno un nome ben specifico: Torii.
Questi Torii rappresentano, sì, una porta o meglio portale, e la sua funzione è quella di ricordarci che stiamo passando dal mondo terreno a quello sacro o divino. Sappiate che è il modo più facile per distinguere i templi Shintoisti da quelli Buddhisti, infatti solo i primi presentano questi portali.
Il nome Torii sembra che abbia radici europee. Infatti sembrerebbe la traslitterazione giapponese della parola Porta “Tor” in tedesco e “Door” in anglosassone, in seguito comunque a influenze linguistiche indoeuropee.

Questi Torii non sono accessibili al pubblico… Sembrerebbero abbandonati e risposti lì per chissà quale motivo…

I Torii nello specifico di questo Santuario sono aziendali e ci sono i nomi delle aziende donatrici incise nella parte posteriore. Infatti solo il primo portale all’ingresso del santuario è considerato effettivamente tale. Tutti gli altri sono donazioni di aziende fatte per ingraziarsi con Inari, ovvero il dio del successo terreno.

Scendendo da queste gallerie arancioni non faccio a meno di notare quante statue di volpi, Kitsune a essere precisi, con il bavaglio rosso votivoYodarekake, sono presenti. Da videogiocatore quale sono mi ricordo di aver già visto queste kitsune di recente, nello specifico a Persona 4 Golden che prima del viaggio ho finito.

Kitsune che hanno un forte legame con Inari e che secondo la mitologia giapponese queste meravigliose bestie possono sviluppare poteri soprannaturali. Sono praticamente i guardiani dei santuari.

Sorprese…

Poco prima di giungere all’ingresso del santuario, faccio una piccola pausa per rifornirmi comprando qualcosa dai venditori del posto.

Uscito da lì non faccio a meno di notare sul mio tracker che ho fatto già 12mila passi…e sono appena le 10 di mattina! “Bon! Tempo della prossima tap…

…che sta succedendo??”
Sono uscito non esattamente dall’ingresso principale e andando verso la stazione, che è proprio di fronte all’ingresso principale del santuario stesso, vedo che c’è una manifestazione.

D’altronde oggi 5 Maggio è la Kodomo no hi, ovvero il giorno dei bambini. Giorno che viene dedicato al rispetto per i bambini. È l’ultima festa che chiude la Golden Week (salvo che oggi è venerdì…quindi la cosa si prolunga per tutto il fine settimana).
Ma questa manifestazione che ha luogo al Santuario sembra non aver a che fare con la festa odierna, ma è una sorta di parata-devozione.
Mi fermo qualche istante per osservare i loro costumi prima di prendere nuovamente il treno per fare tappa alla Stazione di Kyoto.

…e sorprese

Alla Stazione prendo nuovamente il treno che mi porta verso Arashiyama. Questo perché poco distante, qualche fermata prima, e qualche minuto di bus, si arriva al altrettanto famoso tempio d’oro. Il Kinkaku-ji.

Non mi nasconderò…tanto parlare di questo tempio, tanta la delusione nel visitarlo.
La visita consiste nella sola possibilità di proseguire su un unico percorso nel giardino del tempio stesso, senza alcuna possibilità di poterlo visitare all’interno.
All’ingresso viene data semplicemente una brochure con la mappa, e le foto degli interni del tempio.

Il Tempio stesso non lo trovo nemmeno affascinante di per se, e a chiedere ad un amico che c’era già stato, da parte sua l’impressione è stata la medesima.

La situazione inoltre non era delle migliori. Finché ci si muove prima delle dieci di mattina in questi posti c’è (relativamente) poca gente. Sotto ora di pranzo invece bisogna fare anche attenzione a dove metti i piedi. Non sia mai che calpesti i piedi a qualcuno…
Davvero poco confort in quel giardino.

Tant’è che il tour nel giardino all’esterno del Tempio mi è durato…poco meno di dieci minuti.
Abbastanza deluso.

Paranoie inutili

Insoddisfatto decido di pranzare in uno dei migliori ristoranti della zona. Dopo una ricerca accurata su Google trovo quello che più mi potrebbe soddisfare. Mi dirigo lì eee…
C’è la coda da fare. In più bisogna scrivere su un foglio di carta appeso all’esterno giusto di fianco alla porta il nome e il numero di coperti…il fatto che è tutto scritto in giapponese, e tutti i nomi scritti erano in kanji (ideogrammi della lingua giapponese).
Mi decido a scrivere il mio nome…ma in katakana (l’alfabeto fonetico giapponese per le parole estere)… Vedo infatti che la ragazza che fa accomodare i clienti esce dalla porta scorrevole e con un tono alto di voce chiama il prossimo cliente, scandendo bene il nome.
Partono i flash e la paura che semmai scrivessi solo il nome con l’alfabeto latino moderno…non l’avrebbe pronunciato correttamente e io non avrei capito che toccasse a me.

Paranoie signori!
Ci do un taglio e scrivo in entrambi modi: フランチェスコ Francesco.

Circa tre quarti d’ora ho aspettato, sotto al sole cocente, finché ho sentito chiamarmi per potermi accomodare. La ragazza ha pronunciato il mio nome in maniera impeccabile. Tempo di accomodarsi, ordinare, mangiare e contemplare il cibo.
Per la prima volta mangia seduto in maniera tradizionale su tatami, la pavimentazione non rigida tradizionale giapponese. Mi godo il momento.

Una volta sazio e uscito dal locale mi tocca fare tappa in hotel prima.
Infatti questa sera ho un appuntamento per partecipare a un tour guidato nel centro di Gion a Kyoto.
Decido di muovermi con il Bus per tornare all’alloggio, visto che ho scoperto che c’è una linea diretta tra la zona del Kinkaku-Ji e l’hotel dove alloggio.
Realizzo in questo momento che a Kyoto ci si muove molto più facilmente con gli autobus che non con la metro, vista la poca diffusione di quest’ultima.

Non delle semplici prostitute

Dopo la tipica routine nella mia camera, è tempo di scendere e di dirigermi verso il quartiere storico di Kyoto, Gion appunto. Altra attrazione molto conosciuta, ma ben poco chiara agli occhi di noi occidentali.

Questo è il famoso posto dove si possono trovare le geisha.

Quante…QUANTE cose sbagliate sappiamo in merito alle geisha!
Vi sarà capitato anche a voi di sentire dei luoghi comuni sulle geisha…
Tutto sbagliato.

Pensate che già il nome geisha è improprio a Kyoto, bensì queste intrattenitrici vengono chiamate nel dialetto locale Geiko, e le giovani aspiranti invece Maiko.
Intrattenitrici non a caso. Infatti molto spesso le si accosta alla semplice prostituzione, cosa non vera! Sono delle professioniste indipendenti che come scopo hanno appunto l’intrattenimento a tutto tondo! Danza, canto, suonare, dialogo in affari, politica ed economia, cultura generale, cucina, arte…e tanto altro! Si prendono cura anche delle riservazioni di eventuali attività esterne e coprono persino le spese iniziali.

Queste luci di carta color rosse con 8 pallini bianchi concatenati indicano dei ristoranti limitati: indirizzati solo alle Geisha e ai loro clienti

Davvero preparate a tutto per soddisfare ogni tipo di richiesta del cliente, visto che, come molto spesso accade, sono persone che possono permettersele. Eh Sì! Tu, soprattutto se straniero non potrai MAI averci a che fare. Nemmeno un giapponese medio può! I clienti sono perlopiù gente di mezz’età che ha a che fare con la politica o con l’economia.

Difficilissimo anche vederle nel territorio…pensate che nel quartiere di Gion, a Kyoto ricordo, ci sono una totalità di 15 Geiko e Maiko! E vivono in gruppetti. È possibile notare su pochissime dimore del quartiere, Okiya (casa delle Geisha) meglio dire, dei piccoli pannelli di legno inciso con il loro nome. Una di questa se ne contavano sette, e a quanto ho capito erano tutte Maiko.

Innocenza e Tradizione

Essere Maiko vuol dire essere apprendista, come dicevo pocanzi. Svolgono un lavoro simile a delle hostess per tutta una fase di apprendimento che parte dai 14-15 anni fino ad arrivare ai 19 quando si può procedere alla promozione di diventare Geisha.
Una vita fatta di sacrifici, lontani dai genitori, ed estranianti abitudini rispetto a qualsiasi altra teenager… Pensate che per preservare la tradizione, tante cose moderne, come PC o smartphone, non sono permessi, se non in specifici momenti di intimità personale. Badano da sole alle loro spese di vestiario (costosissimi kimono) e accessori, con un ritorno economico probabilmente misero.

E lo so! Qualcuno di voi che sta leggendo si sarà impressionato/a nel sapere che in un’età simile si possa pensare nel voler entrare in un mondo del genere, visto la vasta gamma di servizi che offrono…se capite cosa intendo.
Questo argomento è tutt’ora fin troppo controverso e complesso da analizzare anche per i giapponesi stessi. Loro, infatti, ne fanno una questione di preservazione della cultura tradizionale del paese stesso. Al giorno d’oggi questa cosa sotto i nostri occhi è una tradizione obsoleta, la dove qualche secolo fa le aspettative di vita erano inferiori alla metà odierna, e ciò quindi poteva essere considerato normale.

Non ho intenzione di entrare nel dettaglio sulla cosa perché fuorviante con il mio racconto, però vi lascio linkato qui un video in cui se ne parla semmai vogliate approfondire.

Credenze e Concorsi

Questo scatto potete trovarlo nella immagine d’evidenza di questo articolo. Infatti già ci sono stato tre anni prima qui

Verso al calar del buio il tour guidato continua nella zona e andiamo prima al Santuario di Yasaka, dove già ci sono stato nel 2019, ma apprendendo qualcosa di nuovo. Infatti qui le Geiko e le Maiko vengono a bagnarsi il proprio viso con l’acqua delle varie fontane che ci sono in questo posto, perché la credenza vuole che quell’acqua sia miracolosa per la bellezza della pelle.

Qui faccio uso di cheat mostrandovi lo scatto che realizzai nel dicembre 2019 di queste fontane

Come ultima tappa facciamo un salto davanti a un edificio adibito allo spettacolo delle Geisha, una specie di teatro, dove si tengono anche concorsi per aggiudicare la miglior Geisha di tutto il Giappone!
Pensate che c’è stata qualcuna che ha vinto 7 volte consecutivamente l’ambito premio… Per poi rendere tutti i suoi clienti tristi dopo aver deciso di mollare questo lavoro e rimanere con un suo unico e fortunato cliente, sposandosi!

È possibile comprendere che domani pioverà da questo scatto sulla strada più antica di Kyoto

Piacevolmente sfinito

Credo di amare ogni angolo di Kyoto

Dopo la piacevole passeggiata in gruppo ascoltando la nostra guida, nel parlare del quartiere e nel raccontare la vita di una Geisha media di Kyoto, arriva il momento di separarci. Un’ultima passeggiata solitaria nella zona limitrofa mi aspetta prima di andare a mangiare il mio primo sushi di questo fantastico viaggio, sconsolato di non poter andare da Kichi Kichi…sapete…la Golden Week non hai un posto facile dove poter mangiare.

Mi rendo conto mentre mangio che sono esausto. Oggi ho camminato assai, ho visto molto, ho appreso tanto. Una volta nella mia camera addormentarmi non mi viene difficile. Non faccio nemmeno a tempo di realizzare che cosa farò domani…

…dovrebbe toccare a Osaka.

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